Alla maggior parte degli appassionati di auto è nota la storia delle AC Cobra, auto create da Carroll Shelby in collaborazione con la Ford, per contrastare le Ferrari e le auto inglesi sulle piste. In due parole Il signor Shelby volle creare un auto spinta da un poderoso motore americano,ma con soluzioni tecniche e “misure” più vicine alle auto europee. Shelby cosi’ creò una delle auto U.S.A. più famose,vittoriosa e replicata ( anche perché è praticamente impossibile averne una ).
Una storia meno conosciuta è senz’altro quella del Sig. Bill Thomas e della sua Cheetah . La storia è ambientata all’inizio degli anni 60 ed ha come sfondo i successi, in pista e sulle drag strip, delle ben più famose AC Cobra. Bill Thomas infatti volle costruire la sua auto proprio per avere un mezzo capace di contrastare in pista le creature di Carrol Shelby……….
Alla fine degli anni 50 Bill Thomas aveva collezionato numerosi successi con le sue Corvette da corsa,tanto da essere notato e di aver guadagnato stima nei confronti dei dirigenti General Motors. Nel 1963 Thomas decise di sfruttare il sostegno di alcune persone interne alla General Motors e di altri investitori per creare i prototipi della sua nuova auto da corsa. I componenti fondamentali dell’ auto ( Motore,cambio e ponte posteriore ) erano di derivazione Corvette e la costruzione della quasi totalità della vettura fu commissionata a Don Edmunds. ( costruttore di più di 500 auto da corsa….). Disegni tecnici dell’auto non ce ne sono si sono trovati solo alcuni fogli con disegni approssimativi della linea della carrozzeria. La legenda vuole che Don Edmunds quando gli fu consegnato il motore ed il cambio li posizionò sul pavimento e tracciò delle linee di massima per il telaio, cosi nacque la Cheetah quella che sarebbe dovuta essere la risposta di Bill Thomas e GM a Carroll Shelby e Ford……Da questo marasma di menti fertili ed investitori ne venne fuori un’auto molto singolare sia come design che come soluzioni tecniche. Il motore era in posizione anteriore,ma piuttosto centrale ( questo per avere una buona distribuzione di pesi ) tanto che il cambio era collegato direttamente al differenziale posteriore senza alcun albero di trasmissione. Un volta portata in pista l’auto soffriva dei problemi congeniti ad ogni nuovo progetto , da notare la flessibilità del telaio ed il surriscaldamento dell’abitacolo ( chiaramente dovuto al fatto che il pilota era seduto praticamente affianco al motore con i tubi di scarico che passavano sopra le gambe ). Anche con questi problemi ,in parte poi risolti con l’aggiornamento dei veicoli fatto in tempi successivi, l’auto riuscì ad imporsi in alcune competizioni tra il 64 ed il 65. L’avventura Di Bill Thomas e delle sue Cheetah fini qualche anno dopo con un incendio della piccola fabbrica di automobili e prototipi. Cosa rimane al giorno d’oggi della Cheetah car??? Da quello che ne so io qualche replica, fatta da piccoli costruttori, più o meno fedele e più o meno autorizzata …….. sicuramente ci rimane un bel esercizio di design e soluzioni tecniche mai sviluppate del tutto……
Un saluto.
ma questa non te la avevo fatta vedere io quando siamo andati a prendere la bmw e l'xl?un saluto andrea
RispondiEliminaè si, difatti mi sono andato a documentare....ciao grande!!
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